Benevento. La sentenza del giudice Murgo

Benevento. Assoluzione, perché il fatto non sussiste, dall’accusa di mancata osservanza delle prescrizioni della Soprintendenza, la dichiarazione di intervenuta prescrizione di quella relativa all’assenza di autorizzazioni. È la sentenza del giudice Murgo al termine del processo, terminato pochi minuti fa, a carico di quindici commercianti coinvolti nell’inchiesta del pm Assunta Tillo e dei carabinieri del Patrimonio culturale di Napoli sui dehors, le strutture installate dinanzi ai locali nel centro storico e non solo.

Si tratta di Gianmarco Polizia junior (‘Paisà – via Odofredo), Vincenzo Pozzuto (‘Pizzeria romana’- Corso Garibaldi), Pasquale Iodice (‘Glam Lounge Bar’ – via Umberto I), Giuseppe Muscetti (‘Caffè Chiostro’- Corso Garibaldi), Giulia Giantomasi( ‘Caffè Le Trou’- Corso Garibaldi), Mattia Borzillo (’82Cento’- Viale Principe di Napoli), Francesco Pagliuca (‘Bar Alhoa’ – Corso Garibaldi-), Tommaso Alvino (‘Bar Penelope Caffè’ – via Gregorio VIII), Salvatore Guadagno (‘Bar Babbi Cantina Caffè’- Viale Atlantici) , Giovanni Iannace (‘Bakery Caffè’ – Corso Garibaldi), Gerardo De Falco (‘Bar La Buca’- Corso Garibaldi), Pasquale Nardone (‘Caffè del Corso’- Corso Garibaldi), Laura Izzo (‘Bar Haiti’- Corso Garibaldi), Bruno D’Aniello (‘Bar Massimo’- via Perasso-) e Marilisa Pinto (‘Antica pizzeria Palazzo’- via Posillipo), difesi dagli avvocati Marcello D’Auria, Antonio Leone, Vincenzo Sguera, Sergio Rando, Alberto Mignone, Mario Verrusio, Mario Palmieri, Fabio Palummo, Fabio Russo, Gianmarco Bosco, Andrea De Longis, Andrea Ricciardi, Gerardo Giorgione, Fabio Pannone, Gennaro Iannotti, Raffaele Tibaldi, Nazzareno Lanni, Marco Ascione.

Il pm Maria Dolores De Gaudio aveva chiesto per tutti la prescrizione per l’autorizzazione e, rispetto all’altro addebito, l’assoluzione di D’Aniello, per non aver commesso il fatto, la prescrizione per Iodice, Borzillo, Pagliuca, Izzo e Alvino, e la condanna a 4 mesi degli altri imputati.

Come più volte ricordato, l’inchiesta, avviata nel 2018 da una segnalazione alla Soprintendenza, era rimbalzata all’onore delle cronache nel 2019, quando era stato disposto il sequestro delle strutture di otto negozi, poi annullato dal Riesame. Il lavoro investigativo era poi stato rialimentato, nell’agosto dello stesso anno, da una ulteriore verifica dei militari, dalla quale era emerso che “le strutture esterne installate negli spazi antistanti le attività commerciali”, per le quali la Soprintendenza aveva dato parere negativo, “si trovavano nelle medesime condizioni in cui erano all’epoca dei precedenti accertamenti, pur se con tende aperte o chiusure laterali rimosse”.

Da qui il nuovo sequestro nel maggio del 2020, eseguito mentre i locali erano chiusi per il lockdown, che aveva colpito Bar Caffè Le Trou’ , ‘Bar Massimo’, ‘Baker Caffè’, ‘Bar Chiostro’, ‘Pizzeria romana’, ‘Caffè del Corso’ e ‘Bar La buca’.

Anche il secondo sequestro era però stato annullato dal Riesame, al quale le difese avevano offerto i loro argomenti, con una decisione del Tribunale poi confermata dalla Cassazione, che aveva dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura.

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