La Faida del Principino, uno dei capitoli più sanguinosi nella storia criminale di Napoli, ha finalmente raggiunto ieri una conclusione nel processo di primo grado. Le condanne inflitte sono state però al ribasso, suscitando le proteste delle parti civili.

La Faida del Principino è il nome dato al violento conflitto di camorra avvenuto negli anni ’90 tra i clan Di Lauro e Licciardi. Le strade di Scampia, Secondigliano e dintorni sono state insanguinate da una serie di omicidi durante questo periodo.

La condanna più severa, l’ergastolo, è stata inflitta al boss Paolo Di Lauro, conosciuto come “Ciruzzo ‘o milionario”, e al sicario Raffaele Perfetto. Entrambi hanno scelto di non collaborare con la giustizia. Trent’anni di carcere sono stati invece comminati a Guido Abbinante e Raffaele Abbinante, che hanno sempre negato le accuse.

Per gli altri imputati, le pene sono state decisamente più lievi, soprattutto considerando la gravità delle accuse. Giuseppe Lo Russo e Gennaro Trambarulo hanno ricevuto 20 anni di reclusione grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche. Rito Calzone è stato condannato a 18 anni e 8 mesi sempre grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche. Maurizio Prestieri, Ettore Sabatino e Antonio Leonardi hanno ricevuto rispettivamente 18, 16 e 14 anni di carcere. Questi tre pentiti hanno ammesso le loro responsabilità, confessando il loro coinvolgimento nella Faida del Principino.

La Faida del Principino ha avuto inizio a metà degli anni ’90 in seguito all’omicidio di Vincenzo Esposito, conosciuto come “il principino”, rampollo dei Licciardi, assassinato durante una rissa in discoteca con alcuni affiliati al clan Di Lauro. Durante il processo sono stati contestati diversi omicidi, tra cui quello di Pasquale Benderi “Peugeot”, affiliato ai Di Lauro, assassinato a Melito nel marzo del 1997. Sono stati inoltre indagati per l’omicidio di Ciro Cianciulli, che voleva passare coi Licciardi, avvenuto nell’aprile del 1997. Altri omicidi contestati sono quelli di Francesco Fusco e Armando Esposito, avvenuti sempre nell’aprile del 1997. Sono stati inoltre contestati gli omicidi di Eduardo Cianciulli, Giuseppe Balestrieri, Gennaro Romano, Raffaele Ruggiero e il tentato omicidio di Antonio Ruggiero “Tonino sette botte”, Renato Tramontano e Umberto Zovasco, conosciuto come il “polacco”.

Durante l’udienza di dicembre scorso, si sono verificati alcuni colpi di scena. Giuseppe Lo Russo, Gennaro Trambarulo e Rito Calzone hanno infatti deciso di ammettere le proprie responsabilità, confessando il loro coinvolgimento nella Faida del Principino. Al contrario, “Ciruzzo ‘o milionario”, Raffaele Abbinante, Guido Abbinante e Raffaele Perfetto hanno scelto di non confessare nulla. Questa scelta ha costato a Di Lauro l’ergastolo.

Le condanne al ribasso, soprattutto per i capi clan, hanno suscitato le proteste delle parti civili, che hanno annunciato ricorso in appello. Ora si dovrà attendere il processo di secondo grado per vedere se ci saranno ulteriori sviluppi in questa vicenda che ha segnato la storia criminale di Napoli.

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