NAPOLI. Un gestore di una sala slot di Arzano ha pagato una somma di denaro per evitare problemi personali legati a una vendetta da parte di un clan mafioso. Vincenzo Di Lauro e Umberto Lamonica hanno fatto credere al gestore che rischiava una vendetta dopo aver incendiato l’auto della sua ex moglie, che era legata a un membro del gruppo Amato-Pagano. Un emissario ha incassato i soldi in contanti e da quel momento il gestore è diventato un bersaglio per il clan. Tre affiliati del clan sono accusati di estorsione nei confronti del gestore quando ha aperto un bar ad Arzano. Secondo la ricostruzione della Dda, coordinata dalle indagini dei carabinieri del Ros e della Tenenza di Arzano, il clan Di Lauro riteneva di essere proprietario del bar e il gestore ha pagato 15 cambiali da 1.000 euro prima di chiudere il locale e aprirne un altro. Tuttavia, tre membri del clan si sono fatti vivi e hanno ricordato al gestore che doveva ancora dei soldi. Il gestore ha deciso di cedere l’attività nel luglio 2022, pensando che l’estorsione sarebbe finita, ma a gennaio 2023 gli estorsori sono tornati a chiedere il pagamento e minacciarlo di morte in caso di rifiuto. A quel punto, il gestore ha deciso di denunciare il tutto ai carabinieri di Arzano. La storia ha un prologo importante: il gestore ha affermato di essere stato costretto a pagare somme di denaro a titolo di estorsione già a partire dal 2018, in quanto il clan Di Lauro riteneva di essere proprietario della sua attività. A supporto di queste affermazioni ci sono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Roselli, confermate dai carabinieri del Ros, a partire dall’incendio dell’auto dell’ex moglie del gestore del bar.

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