Il carcere di Carinola è nuovamente al centro delle polemiche a causa del mancato recepimento dei richiami del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. Il suicidio di un detenuto all’interno della struttura è stato definito una sconfitta per lo Stato e per tutti coloro che lavorano in prima linea. Tiziana Guacci, segretario regionale per la Campania del SAPPE, ha spiegato che il dramma si è consumato il 3 febbraio presso il carcere di Carinola, nel Casertano. Nonostante i tentativi di soccorso da parte dei sanitari e del personale di Polizia Penitenziaria, il detenuto, un sex-offender disabile di 58 anni, è stato trovato impiccato nella sua cella. Guacci sottolinea che è necessario agire preventivamente per evitare gesti estremi come il suicidio, e che la situazione si è aggravata con il passaggio della sanità penitenziaria alle Regioni. La carenza di operatori sanitari, psicologi e psichiatri è il punto cruciale della questione, e secondo il SAPPE, è necessario indire concorsi regionali e assumere personale sanitario da destinare esclusivamente alle carceri campane. È fondamentale che la Regione Campania e il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria agiscano congiuntamente per supportare il personale di Polizia Penitenziaria nel loro difficile lavoro. Donato Capece, segretario generale del SAPPE, critica l’Osservatorio della sanità penitenziaria presso la Regione Campania, chiedendosi cosa abbia fatto, cosa stia facendo e cosa farà per affrontare questa piaga sociale e umana che colpisce tutti. Il suicidio di un detenuto in carcere rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. Capece sottolinea l’importanza di riforme strutturali nel sistema penitenziario, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri che si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione. Inoltre, la grave carenza di poliziotti penitenziari è un ulteriore ostacolo al lavoro svolto all’interno delle carceri.