Il processo per le violenze perpetrate ai danni dei detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020 ha portato alla luce testimonianze toccanti e dolorose, come quella di Vincenzo Baia, attualmente detenuto per una rapina violenta avvenuta alcuni anni fa a Quarto.

Baia, parte lesa nel processo che coinvolge 105 imputati tra agenti penitenziari, funzionari del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) e medici dell’Asl di Caserta, ha raccontato di essere stato vittima di percosse e violenze durante la sua detenzione. Le guardie che si avvicinano alla sua cella gli provocano ancora oggi una forte paura, dovuta alle violenze subite nel passato.

Durante il processo, Baia ha raccontato di essere stato isolato insieme ad altri detenuti in seguito ai pestaggi avvenuti il sei aprile, dopo una protesta nel carcere. Ha identificato alcuni agenti come responsabili delle violenze subite, tra cui Stanislao Fusco e Giacomo Golluccio.

Le sue testimonianze sono state oggetto di contestazioni da parte della difesa degli imputati, ma Baia ha mantenuto la sua versione dei fatti, ricordando con dolore i momenti di violenza vissuti.

Il processo ha portato alla luce una realtà cruda e dolorosa, in cui i detenuti sono stati vittime di abusi e violenze da parte delle guardie carcerarie. La ricerca della verità e della giustizia è ancora in corso, ma le testimonianze come quella di Vincenzo Baia sono fondamentali per fare luce su quanto accaduto all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere.

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