Il caso dell’omicidio del piccolo Francesco a Torre del Greco ha scosso profondamente l’opinione pubblica, con il marito di Adalgisa Gamba che la definisce un mostro. Secondo i periti nominati dal Tribunale, la donna era incapace di intendere e volere al momento del tragico evento, a causa di una psicosi iniziata durante la sua seconda gravidanza. L’ansia e la paura che il figlio potesse essere affetto da autismo hanno portato Adalgisa a compiere l’impensabile.

Durante il processo, la consulente dell’avvocato difensore ha sottolineato che la responsabilità non può ricadere solo sulla madre, ma anche sulla società e sulla famiglia che non hanno saputo riconoscere le sue gravi condizioni psicologiche. È emerso che Adalgisa viveva in un vero e proprio inferno, convinta che non valesse più la pena di vivere.

La dottoressa Bramante ha evidenziato le differenze tra questo caso e quello di Alessia Pifferi, condannata all’ergastolo per un’altra tragedia simile. Entrambi i casi mettono in luce la mancanza di sostegno e comprensione da parte della famiglia e della società di fronte a situazioni così drammatiche. È importante riflettere su come si possa evitare che tragedie simili si ripetano in futuro.

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