Il tesoro è stato restituito ai tre fratelli Pellini, ma è stato immediatamente sequestrato nuovamente. La Cassazione aveva disposto la consegna dei beni per 200 milioni di euro ai condannati per traffico illecito di rifiuti, ma la Dda di Napoli ha lavorato duramente per ottenere un secondo decreto di sequestro. Grazie al lavoro del procuratore Gratteri e del magistrato Volpe, coordinati dal colonnello Consiglio, è stato possibile assicurare allo Stato i proventi dei reati legati all’inquinamento dell’area chiamata terra dei fuochi.
La Cassazione aveva annullato la confisca per motivi formali, ma aveva aperto la strada a un possibile sequestro bis. Il Tribunale Misure di Prevenzione ha accolto la richiesta dei pm e ha nuovamente sequestrato i beni dei Pellini, tra cui società, autoveicoli, rapporti finanziari, immobili, terreni, imbarcazioni ed elicotteri per un valore complessivo di oltre 201 milioni di euro. I fratelli Pellini, difesi dall’avvocato Picca, potranno comunque fare ricorso contro questa decisione.
In questo modo, si cerca di garantire che i colpevoli di reati ambientali non possano godere dei frutti delle loro azioni illegali, contribuendo così a preservare l’ambiente e a punire chi lo danneggia.