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Lo Stir di Tufino, un impianto di smaltimento di rifiuti situato in provincia di Napoli, è diventato il centro di un’indagine che ha portato allo scoperto un giro di traffico illecito di rifiuti tossici. Grazie a intercettazioni telefoniche, è emerso che un gruppo di 12 persone, tra cui amministratori di società, autisti di camion e operai dell’impianto, erano coinvolti in questo losco affare.

Le conversazioni intercettate hanno rivelato che la fossa dello Stir di Tufino era piena di scarti tessili e che era necessario fermarsi per un mese per “portare la mala nominata”, ovvero per trovare una soluzione al problema. Michele Salvatore Esposito e Giuseppe D’Elia sono stati individuati come i capi dell’organizzazione che gestiva questo traffico illegale.

Questa scoperta ha messo in luce la presenza di una cricca che operava nell’ombra, mettendo a rischio la salute dell’ambiente e delle persone. Grazie all’intervento delle autorità competenti, è stato possibile fermare queste attività illegali e porre fine al danno ambientale causato da queste pratiche scorrette.

È importante sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di un corretto smaltimento dei rifiuti e sulla necessità di combattere attivamente il traffico illecito di materiali pericolosi. Solo attraverso un impegno concreto e una maggiore vigilanza sarà possibile proteggere l’ambiente e la salute dei cittadini da queste minacce nascoste.

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