Il 10 giugno 1981, l’Italia rimase sospesa davanti alla TV per il piccolo Alfredo Rampi, noto come Alfredino, che cadde in un pozzo artesiano vicino a Frascati. Nonostante i tentativi disperati di salvare il bambino, tutto fu inutile e Alfredino morì a 60 metri di profondità. Questo tragico evento portò alla luce la mancanza di organizzazione dei soccorsi, che spinse alla creazione della Protezione Civile.
La famiglia Rampi stava trascorrendo le vacanze in quel luogo e quel giorno Alfredino, di soli 6 anni, chiese di procedere da solo lungo il tragitto di ritorno a casa. Purtroppo, non fece mai ritorno e la nonna ipotizzò la sua caduta nel pozzo. Le operazioni di soccorso furono estremamente difficili, con tentativi falliti di salvare il bambino.
Nonostante l’impegno di speleologi, soccorritori e volontari, nessuno riuscì a salvare Alfredino. Il suo cuore smise di battere intorno alle 16.00 del 1 giugno e il suo corpo fu recuperato solo dopo 28 giorni. I funerali si tennero il 17 luglio, con la Rai che trasformò la tragedia in uno spettacolo televisivo.
Questo evento tragico mise in luce la mancanza di preparazione e organizzazione in situazioni di emergenza, evidenziando la necessità di una maggiore attenzione e coordinamento. La morte di Alfredino fu una sconfitta per l’intera nazione, che non riuscì a gestire adeguatamente una situazione così drammatica.

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