Un imprenditore di 65 anni, originario di Pietrelcina ma residente al nord Italia da 40 anni, è stato assolto dalle accuse di appropriazione indebita e truffa ai danni dell’INPS. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico Valeria Cisti del tribunale penale di Como, che ha dichiarato che il fatto non costituisce reato.

L’imprenditore, titolare di un’azienda edile, era stato accusato di aver trattenuto somme erogate dall’INPS per indennità di malattia e assegni familiari destinati ai suoi dipendenti, pur indicandole nelle buste paga. Durante il processo, l’imputato si è sempre dichiarato innocente e ha ricevuto il sostegno del suo avvocato, Massimo Viscusi del Foro di Benevento.

Durante l’udienza del 5 dicembre, il pubblico ministero aveva chiesto una modifica dell’imputazione introducendo l’accusa di truffa ai danni dello Stato, ma la difesa ha contestato questa richiesta sottolineando la mancanza di fatti nuovi e la violazione del diritto di difesa dell’imputato. Dopo la requisitoria del pubblico ministero e l’arringa della difesa, il giudice ha deciso di assolvere l’imprenditore, riconoscendo che il fatto non costituisce reato.

In conclusione, la difesa ha dimostrato l’assenza di riscontri alle dichiarazioni dei denuncianti e ha sostenuto che il caso poteva essere al massimo un inadempimento contrattuale o un mancato assolvimento degli obblighi fiscali, non un reato di appropriazione indebita. L’imprenditore può quindi tornare alle sue attività senza alcuna macchia sulla sua reputazione.

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