Il medico Maurizio Coppola e il notaio Emilia D’Antonio hanno ottenuto la terza assoluzione, quella definitiva, insieme a due testimoni, in un processo in cui erano accusati di aver falsificato il testamento di una anziana donna deceduta per ottenere la sua eredità. I due professionisti sono stati difesi dagli avvocati Lucio Basco e Vincenzo Toscano, mentre le parti civili sono state rappresentate dall’avvocato Vincenzo Rispoli. La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di assoluzione a formula piena emessa dal Tribunale di Salerno e dalla Corte di Appello di Salerno, dichiarando inammissibili i ricorsi presentati dai familiari della defunta.

Le accuse mosse ai due professionisti riguardavano la presunta falsificazione del testamento dell’anziana donna, residente a Maiori. Tuttavia, le sentenze di merito avevano già escluso qualsiasi responsabilità da parte del medico e del notaio, sottolineando la regolarità dell’atto testamentario e la completezza infondatezza delle accuse. Dopo otto anni di imbarazzo mediatico e false accuse, la Suprema Corte ha finalmente stabilito la loro estraneità ai fatti.

La denuncia era stata presentata dalla nipote della defunta, che sosteneva che due notai avevano rifiutato di redigere il testamento dell’anziana a favore del medico, ma che la D’Antonio aveva accettato. Tuttavia, la badante della donna ha testimoniato che la signora era cieca, immobile e incapace di tenere qualsiasi oggetto tra le mani, smentendo così la versione della procura. La Suprema Corte ha chiuso definitivamente questa triste vicenda, confermando l’innocenza dei professionisti che hanno sempre confidato nella giustizia.

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