La Procura di Napoli ha deciso di interrompere il percorso di collaborazione avviato pochi mesi fa dall’ex capoclan dei Casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone. Gli inquirenti hanno revocato il programma di protezione a cui era stato sottoposto, ritenendo che le sue dichiarazioni non fossero utili. Il Ministero della Giustizia ha disposto per Sandokan il ritorno alla detenzione in regime di 41 bis.

La resa del boss, a quasi 26 anni dal suo arresto, era arrivata poco prima della scarcerazione del figlio Emanuele Schiavone. Nel 2018 e nel 2021, si erano già pentiti altri due figli di “Sandokan”. Una scelta che il 70enne fondatore del clan dei Casalesi non aveva seguito fino alla metà di marzo, proprio in concomitanza con il trentesimo anniversario dell’omicidio di don Peppe Diana.

La decisione della Procura di Napoli di interrompere la collaborazione con Francesco “Sandokan” Schiavone mostra quanto sia difficile per i pentiti mantenere la propria credibilità e utilità agli inquirenti. La lotta alla criminalità organizzata rimane un compito complesso e in continua evoluzione per le autorità giudiziarie italiane.

Articolo precedenteArzano: azione decisa contro le occupazioni abusive
Articolo successivoIncendio in via Gelso: panico e intervento dei vigili del fuoco a Salerno

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui