Il 19 luglio 1992, alle 16.58, un attentato terroristico mafioso scosse Palermo. Una FIAT 126 rubata, carica di 90 chilogrammi di potente Semtex, venne fatta esplodere in via Mariano D’Amelio, uccidendo il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Questo attentato seguiva la strage di Capaci, in cui Giovanni Falcone aveva perso la vita. La risposta dello Stato non si fece attendere: immediatamente furono applicate misure di carcere duro per trecento detenuti legati alle organizzazioni criminali.

Le parole del giudice Antonino Caponnetto, durante i funerali privati di Borsellino, rimandavano alla necessità di continuare la lotta contro la mafia. La famiglia del giudice rifiutò il rito di Stato, mentre otto sostituti procuratori minacciarono le dimissioni in segno di protesta. L’Operazione Vespri Siciliani portò alla presenza di 7000 militari in Sicilia per contrastare la criminalità organizzata.

Nel gennaio 2016, grazie alle testimonianze di collaboratori di giustizia, fu emessa un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Matteo Messina Denaro, latitante dal 1993 e accusato di essere uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio. La sua cattura avvenne a Palermo il 17 gennaio 2023.

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