Sono trascorsi 45 anni dalla morte di Boris Giuliano, un uomo dal grande talento investigativo che ha pagato con la vita la sua lotta contro Cosa Nostra. Boris Giuliano, Capo della Squadra Mobile di Palermo, è stato assassinato mentre beveva un caffè nella caffetteria Lux, colpito da sette colpi di pistola alle spalle. Il responsabile di questo vile omicidio è stato identificato come Leoluca Bagarella, cognato di Totò Riina, capo della mafia corleonese.

Boris Giuliano ha iniziato una dura battaglia contro Cosa Nostra alla fine degli anni ’70, utilizzando metodi innovativi e dimostrando grande determinazione. La sua morte è stata legata alla misteriosa scomparsa del giornalista Mauro De Mauro, fratello del famoso linguista Tullio, su cui stava indagando. De Mauro stava lavorando a un film sul presidente dell’Eni, Enrico Mattei, morto in circostanze misteriose nel 1962. La sua scomparsa non è stata un incidente, ma un omicidio.

L’omicidio di Boris Giuliano è stato incluso nel cosiddetto “Maxiprocesso di Palermo”, che ha portato alla condanna dei membri della “Cupola” di Cosa Nostra come mandanti del delitto. Nel 1993, Leoluca Bagarella è stato condannato all’ergastolo come esecutore materiale dell’omicidio di Giuliano, una sentenza confermata dalla Cassazione.

Dopo la morte di Boris Giuliano, Giuseppe Impallomeni è stato designato come suo successore come Capo della Squadra Mobile. Impallomeni, proveniente dal 309º posto della graduatoria dei vicequestori aggiunti, è salito al 13º posto grazie a un salto che gli ha permesso di prendere il comando della squadra mobile di Palermo. Tuttavia, era stato allontanato dalla Squadra Mobile di Firenze per un coinvolgimento in un giro di tangenti.

La morte di Boris Giuliano è un triste ricordo della lotta contro la mafia in Sicilia, una lotta che continua ancora oggi. La sua determinazione e il suo coraggio rimarranno sempre un esempio per coloro che combattono contro l’illegalità e l’ingiustizia.

Articolo precedenteCybersecurity a rischio: il black out informatico a Roma
Articolo successivoLa battaglia di Andrea: difesa dei diritti a Afragola

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui