Il fascino degli atlanti antichi ha sempre affascinato i bibliofili, non solo per la loro bellezza estetica, ma soprattutto per l’interesse scientifico legato ai luoghi raffigurati sulle mappe. Le carte erano presenti nei primi volumi per supportare i testi delle opere stampate. Fu Ortelio a produrre il primo vero atlante nel 1570 ad Anversa, ma furono gli atlanti successivi stampati a Norimberga da Homan e Seutter a ottenere grande successo artistico e scientifico. Le mappe contenevano sontuosi cartigli che adornavano le carte finemente colorate a tempera, diventando elementi decorativi molto apprezzati in salotti e biblioteche private.

Purtroppo, molti librai hanno preferito smembrare gli atlanti e vendere le carte singolarmente, causando gravi danni al patrimonio bibliografico mondiale, fondamentale per la cultura dell’umanità. Un esempio è una rara carta della Palestina incisa da Matteo Seutter, che mostra chiaramente i luoghi abitati sia dai palestinesi che dagli ebrei dell’epoca, inclusa la striscia di Gaza.

La convivenza tra ebrei e palestinesi sembra sempre più un fenomeno sociale segnato da sangue innocente e difficile da risolvere. Un dettaglio singolare è la dicitura ebraica “Waw Caleb” scritta a mano sul retro della mappa, che potrebbe essere il nome del proprietario, traducibile approssimativamente come “Cane Furioso” o “Cane che abbaia”, suggerendo una rabbia profonda nel popolo israeliano, costretto per secoli a cercare una terra dove trovare pace, ancora irraggiungibile.

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