Una pesante condanna per il clan Gallo-Cavalieri di Torre Annunziata, i cui vertici e gregari sono stati condannati a quasi un secolo di carcere per una lunga serie di estorsioni ai danni di commercianti e imprenditori. Le accuse riguardano anche il periodo della pandemia, durante il quale il pizzo veniva imposto anche alle agenzie funebri.
Il gup di Napoli, Fabio Lombardo, ha condannato i responsabili, tra cui i reggenti del clan all’epoca dei fatti, a pene che vanno dai 13 ai 16 anni di carcere. L’accusa ha definito questo processo “il processo delle donne”, evidenziando il ruolo di Liberata Colonia e Lucia Gallo all’interno dell’organizzazione criminale.
L’inchiesta ha anche svelato un patto tra il clan Gallo-Cavalieri e i rivali storici, i Gionta, per dividere i proventi delle estorsioni e frenare l’ascesa del nuovo clan del Quarto Sistema. Le condanne sono state pesanti, con Salvatore Gallo che dovrà scontare 16 anni di reclusione, seguito da Salvatore Abbellito con 15 anni e 8 mesi, Gennaro Battipaglia Gallo con 15 anni, Giuseppe Colonia con 13 anni e 6 mesi, e altri membri dell’organizzazione con pene che vanno da 4 a 8 anni di carcere.
Per Liberata Colonia, moglie del boss Francesco Gallo, è stata disposta la scarcerazione nonostante la richiesta della procura di 15 anni di reclusione. La mano pesante dei giudici dimostra la determinazione nel contrastare le organizzazioni criminali e garantire la giustizia per le vittime di estorsione.