L’hacker siciliano Carmelo Miano è diventato un vero e proprio incubo per il ministero della Giustizia, tanto che le indagini durate tre anni e coordinate dalla procura di Napoli sono state necessarie per arrestarlo. Le sue incursioni nei server, fatte senza lasciare tracce e sfruttando un account di amministratore, hanno spinto gli inquirenti a tornare indietro nel tempo e a utilizzare vecchi metodi d’indagine come la carta e le riunioni in presenza per evitare di essere intercettati.

Le indagini dei magistrati del pool Reati informatici, che hanno coinvolto diversi uffici inquirenti da Nord a Sud, hanno portato all’arresto del giovane hacker, residente tra Sciacca, Gela e Roma. È stato bloccato poco prima che scattassero le perquisizioni, durante le quali sono stati trovati e sequestrati diversi terabyte di dati, parte dei quali coperti da segreto investigativo e dislocati su server all’estero.

L’hacker ha estromesso gli amministratori per drenare ingenti guadagni dalla vendita di beni e servizi illeciti, arrivando a sequestrare milioni di euro in bitcoin presso exchange in tutto il mondo. Secondo il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo, si è sventata una minaccia grave che ha causato danni alla sicurezza delle infrastrutture dello Stato.

Per limitare i danni, gli inquirenti hanno deciso di non utilizzare più mezzi di comunicazione digitali come mail e whatsapp, tornando all’utilizzo della carta per evitare intercettazioni. Gli accessi abusivi dell’hacker ai server del ministero della Giustizia e di grandi aziende italiane come Tim e Telespazio sono stati ottenuti bypassando i firewall e altri sistemi di sicurezza.

Oltre a Carmelo Miano, sono indagate altre tre persone e gli accertamenti sono ancora in corso. L’hacker si è attivato anni fa per scoprire i risvolti di un’indagine della guardia di finanza a Brescia, ma ha finito per appropriarsi anche di materiale riservato e segreto. La sua capacità di aggirare i sistemi di sicurezza informatica ha causato seri danni e ha messo a rischio la sicurezza delle infrastrutture statali.

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