Picchiato, trasportato tramortito a Castel Volturno, steso sul lettino di un appartamento di villeggiatura dei coniugi Reginella-Rullo, medicato alla meglio da un infermiere e riportato a Napoli incappucciato fino al pronto soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli. Il tutto tra le 10 e le 22 del 28 settembre, giorno che il 26enne piccolo imprenditore del Vomero ricorderà a vita come un incubo. Ma dall’altro ieri pomeriggio, e non è circostanza da poco, sono in stato d’arresto 10 dei 12 indagati: mancano all’appello solo il ras Nicola Rullo e il genero Ciro Carrino. Le accuse, a seconda delle varie posizioni, vanno dal sequestro di persona a scopo di estorsione alle lesioni personali con l’aggravante mafiosa, fermo restando che tutti devono essere ritenuti innocenti fino all’eventuale condanna definitiva. All’arrivo a Castel Volturno Maria Rullo, sorella di Nicola, vedendo le condizioni del ferito lo fece stendere su un lettino e gli diede una tachipirina per sedare il dolore. «Doveva essere all’incirca ora di cena perché i presenti nell’abitazione si misero a tavola per mangiare; ricordo però che era ancora giorno», ha raccontato ai poliziotti della Squadra mobile il 26enne. «Dal letto ho sentito che Marcello Madonna chiamava un infermiere di sua conoscenza per farmi medicare in quanto continuavo a sanguinare, dicendogli che ero caduto dal motorino. Questi è arrivato dopo più di mezz’ora e ha medicato alla meglio le ferite mettendomi delle garze. L’infermiere, capendo probabilmente ciò che aveva provocato il mio stato, anche perché mi ha detto che non erano ferite da caduta dal motorino, mi ha consigliato di continuare a dire di accusare mal di testa in modo che fossero costretti ad accompagnarmi in ospedale. Dopo che lui uscì dalla stanza, sono riuscito a riposare un po’. Mi era impedito di allontanarmi: infatti ero controllato a turno dalla mamma, che di cognome fa Rullo, e dal padre della fidanzata (non coinvolta nell’inchiesta) di Marcello Madonna». «A un certo punto – ha continuato – Marcello ha ricevuto una telefonata cui è seguito un gran trambusto in casa. Poi è venuto da me e mi ha detto con tono aggressivo “lo sai che tuo padre mi ha denunciato? Nel frattempo era giunto Salvatore Pisco, che conosco perché abita al Vomero, ad Antignano. Insieme con l’infermiere (non identificato, ndr), Marcello e il suocero mi hanno tirato giù e mi hanno fatto scendere dall’abitazione prendendo l’ascensore. In strada ci siamo separati: io e Pisco siamo saliti a bordo di una Lancia Y nera, Marcello e il suocero su una Panda bianca». Nell’inchiesta sono coinvolti Nicola Rullo, Ciro Carrino, Marcello Madonna, Armando Reginella, Immacolata Reginella, Maria Rullo, Assunta Giuliani e Carlo Di Maio (mamma e figlio), Giovanni Giuliani, Gabriele Esposito, Salvatore Pisco e Giuseppe Moffa (padre di Nicola Giuseppe). Va sottolineato che nell’articolo di ieri si faceva erroneamente riferimento tra gli indagati ad Antonio Cappella, che invece nulla c’entra. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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