Una città da proteggere anche e soprattutto nelle ore notturne, quando le strade restano vive e vissute da migliaia di persone. Un’area metropolitana che va tutelata di più, specie in alcuni punti della città e in alcune fasce orarie. Due punti da cui prendere le mosse, nella ridefinizione del piano per la sicurezza, all’indomani di quanto accaduto negli ultimi dieciassette giorni.Troppi tre morti ammazzati, perché si tratta di ragazzini colpiti a morte da giovanissimi, quanto basta a mettere in campo le dovute contromosse. Da Roma a Napoli, servono interventi rapidi, di fronte a un problema che è sotto gli occhi di tutti. La questione principale riguarda le ore notturne, come dimostrano i casi dei delitti di Emanuele Tufano (piazza Mercato, 24 ottobre, scontro tra bande alle due di notte), di Santo Romano (San Sebastiano al Vesuvio, omicidio 40 minuti dopo la mezzanotte) e Arcangelo Correra (via Sedil Capuano, intorno alle cinque del nove novembre).

Tre episodi gravissimi, che rende necessaria una strategia per fronteggiare queste ed altre criticità in materia di ordine pubblico in tutte le aree metropolitane italiane. Già, perché questa vicenda merita una premessa. Parliamo di Napoli, ma non esiste un caso Napoli, nel senso che la circolazione delle armi e la tendenza a vivere la notte è ovviamente un trend dei grandi centri urbani. Ma restiamo all’asse Napoli-Roma. A metà della prossima settimana, sarà il prefetto Michele di Bari a riunire un comitato per l’ordine pubblico con un carattere operativo e non semplicemente consultivo. Sono diversi i punti in discussione: i turni di lavoro delle forze dell’ordine, che vanno sempre di più spalmati su una giornata di 24 ore, al punto da richiedere l’arrivo di più divise, specie per le festività natalizie; la necessità di intensificare i controlli in alcune parti della città, a partire da rione Mercato (teatro di stese, scontri a fuoco e picchiate di giovanissimi con gli scooter).Poi c’è un terzo punto che riguarda il Decreto Caivano e le possibilità di intervenire di fronte a un minorenne armato. Come è noto, con i minori non recidivi che vengono trovati in giro con pistole, non è possibile procedere agli arresti, anche alla luce della stretta prevista dal nuovo pacchetto di norme. Resta però doveroso convocare negli uffici di polizia i genitori, dando inizio a una serie di interventi di natura amministrativa. Servono uomini per convocare i genitori dei ragazzi a rischio, per attivare gli enti locali, per segnalare e auspicare l’arrivo degli assistenti sociali. Ed è uno dei punti maggiormente delicati nella nuova stagione di contrasto alla criminalità giovanile. Sul tavolo dei magistrati della Procura per i minori, sono diversi gli episodi su cui lavorare. E sono tutti consumati nelle ore notturne. Appena quindici giorni fa, sono stati gli uomini della Squadra Mobile (guidata dal primo dirigente Giovanni Leuci) ad arrestare tre minorenni (Davide, Gennaro ed Emanuele), che rispondono di due tentati omicidi, la rapina di un cellulare e la ricettazione dell’oggetto strappato. Episodi consumati nella stessa notte, il 22 luglio scorso, in un crescendo di tensione nervosa che ha reso elettrica la notte in uno spaccato centrale cittadino. Siamo tra corso Garibaldi, piazza Carlo III e via Foria, quando vengono feriti un ragazzo minorenne e un uomo adulto.

Ma cosa spinge a rimodulare una parte della strategia legata alla sicurezza a Napoli? Un dato numerico. Stando alle stime, a Napoli circola un numero abnorme di armi – anche di armi da sparo -, specie nelle mani dei più giovani. Il mercato è decisamente in crescita. Ci sono comunque delle specificità napoletane. Qui parliamo di babygang autoctoni e non di bande di figli di immigrati.Qui parliamo di soggetti contigui alla camorra, nei clan che reclutano affiliati bambini. Torniamo a San Sebastiano al Vesuvio: si chiama Luigi l’assassino di Santo Romano, e ha appena 17 anni. Era uscito di casa armato e aveva una voglia matta di usare la pistola, come emerge dalla misura cautelare firmata dal gip per i minori Anita Polito. Un’ora prima dell’omicidio di Santo, aveva puntato la canna della pistola alla gola di un altro ragazzino. Poi l’ha riposta in auto, in attesa di impugnarla per la seconda volta. Tocca a Santo, che aveva provato a far da paciere in una lite scoppiata per un pestone alle scarpe di Luigi («Versace – ha detto al pm – costano 500 euro»), colpito al petto mentre si avvicina all’auto di Luigi e alla pistola – tra tante – nella notte napoletana.

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