Napoli. La mentalità del quartiere è la stessa: quella del clan Aprea Valda di Barra. I protagonisti in negativo sono due ragazzi: uno di 19 anni già a processo (Francesco Pio Valda) e uno di 17 (Luigi D. M) rinchiuso a Nisida. Entrambi amici e conoscenti hanno ucciso due innocenti ragazzi per le scarpe sporcate.
Sembra incredibile, eppure è così: lo stesso motivo, lo stesso copione. E anche quello successivo agli omicidi. Così come era accaduto dopo quello di Francesco Mio Maimone nel marzo del 2023 a Mergellina quando sui social ci furono sfide tra quelli di Barra e quelli del rione Traiano che si erano scontrati sul lungomare, accade anche oggi dopo l’omicidio del calciatore Santo Romano. In un clima di lutto e rabbia, le piattaforme social si sono trasformate in un terreno fertile per la violenza verbale. Le dirette live, in particolare, sono diventate un palcoscenico dove gli amici di Santo Romano e del presunto assassino si sono scambiati accuse feroci e minacce dirette. Le parole, pronunciate con rabbia e disprezzo, hanno superato ogni limite, creando un clima di odio e di paura. Gli insulti, le offese personali e le esortazioni alla violenza fisica si sono susseguiti in un crescendo inarrestabile, trasformando il dolore per la perdita di un giovane in un vortice di rancore e vendetta.
“Il non perdono: giustizia, fine pena mai” è stato il titolo di una delle dirette più seguite, come anticipato dal Tg della Campania, un chiaro segnale dell’intenzione di alimentare lo scontro e di impedire ogni forma di riconciliazione. Le immagini condivise, come quella del presunto killer abbracciato a un altro giovane coinvolto in un precedente omicidio, sono state utilizzate per screditare gli avversari e per fomentare l’odio. “Siete la vergogna di Napoli: per delle scarpe false di 100 euro avete ucciso Santo”, è solo uno dei tanti commenti che hanno infiammato gli animi. Parole che feriscono profondamente le famiglie delle vittime e che rischiano di innescare una spirale di violenza senza fine.
La mamma di Santo Romano chiede l’intervento del procuratore Gratteri. La madre di Santo, Mena De Mare, sconvolta da questa escalation di violenza verbale, ha deciso di denunciare tutto alle autorità competenti. La sua denuncia, inviata al procuratore Nicola Gratteri, è un grido d’allarme che invita a riflettere sulle conseguenze devastanti dell’odio diffuso sui social media.