Spari contro due persone per mano di un commando, condanna bis per Alessandro Pignataro, il 31enne di Nocera Inferiore, figlio del noto ex boss Antonio. Sullo sfondo c’è quanto accaduto a Sarno il 3 luglio 2023. La Corte d’appello di Salerno ha confermato la pena di 4 anni e 8 mesi di reclusione, emessa in primo grado. Il ragazzo fu l’unico individuato quale componente di quel commando. Il gruppo aveva puntato una Nissan Qasquai crivellata di proiettili prima della fuga. La banda, composta da 5 persone, mirò ad un uomo di 49 anni, che quel giorno rientrava a casa in compagnia di un parente. L’imputato rispondeva di detenzione di un revolver clandestino, munizionamento e dell’esplosione di plurimi colpi d’arma da fuoco. La Nissan fu colpita da due proiettili, sulla parte posteriore, mentre altri due si conficcarono nel vano scale di un edificio.
La potenziale vittima riuscì a fuggire, mentre quel suo parente si allontanò con l’auto, terminando la corsa nei pressi della villa comunale di Sarno, dopo che la Fiat 500 L (l’auto del commando) l’aveva tamponato. L’auto dei malviventi finì anche contro un altro veicolo, provocando un incidente: i 5 furono probabilmente distratti da un’auto in transito della forestale. A quel punto la fuga a piedi, tra via Umberto e via Bracigliano. La banda lasciò un giubbotto antiproiettile in auto e un cellulare. Pignataro fu individuato tra i cespugli. Nella sentenza di primo grado, i giudici spiegarono che «appare indubitabile che Alessandro Pignataro sia stato colui che abbia effettuato il colpo di arma da sparo che ha colpito l’ingresso dell’abitazione della vittima nel Rione Europa: dal video estrapolato è l’unico che si vede scappare, impugnando nella mano destra una pistola a tamburo nera che, per tipologia e grandezza, è risultata del tutto corrispondente al revolver calibro 38 special rinvenuto in Corso Umberto I dalla polizia giudiziaria». Un’altra delle pistole trovate, buttata dal commando in un cestino per la deiezione canina, risultò invece l’arma da cui furono esplosi due colpi a danno dell’auto individuata dal gruppo. A risultare determinante per l’individuazione di Pignataro furono anche i vestiti, come spiegato in primo grado, corrispondenti con quelli individuati nel video. A differenza degli altri tre, che «indossavano pantaloni bermuda corti di colore chi scuro e chi rosso ed uno essi, sebbene indossasse un pantalone lungo di colore nero, appariva con corporatura esile e fattezze fisiche non corrispondente con quelle del soggetto che impugnava la pistola mentre usciva dalla Fiat 500 L».