La tragedia della fabbrica della morte a Ercolano ha scosso profondamente la comunità locale. L’immobile in cui è avvenuta l’esplosione è risultato intestato a una tredicenne, ma il vero proprietario è il padre della bambina, un napoletano di 38 anni attualmente denunciato a piede libero. Le autorità stanno anche valutando la posizione della moglie nell’ambito delle indagini.
La fabbrica abusiva di fuochi d’artificio illegali era gestita dal giovane diciottenne di origini albanesi, che è stato il primo a perdere la vita nell’esplosione. Le due gemelle di 26 anni, Sara e Aurora Esposito di Marigliano, sono state le altre vittime di questa tragedia.
Le indagini hanno rivelato che nella fabbrica si stavano producendo candelotti particolarmente potenti chiamati “Kobra”, la cui manipolazione ha portato alla terribile esplosione. Il fascicolo d’indagine è stato affidato alla sezione “lavoro e colpe professionali” della Procura di Napoli, con il pubblico ministero Stella Castaldo e il procuratore aggiunto Simona Di Monte.
È fondamentale che vengano fatti tutti gli accertamenti necessari per fare chiarezza su quanto accaduto e per assicurare che tragedie simili non si ripetano in futuro. La comunità di Ercolano e oltre è ancora sotto shock per la perdita di vite innocenti in un evento così drammatico e evitabile.