Il Tribunale del Riesame di Salerno ha confermato recentemente le provvedimenti cautelari nei confronti del sindaco sospeso di Capaccio Paestum, Franco Alfieri, e di altri indagati coinvolti in un’inchiesta riguardante presunti appalti truccati e corruzione. Le motivazioni di questa decisione sono state pubblicate, evidenziando la presenza di un sistema criminale organizzato all’interno del quale gli indagati avrebbero agito in modo coordinato per favorire alcune imprese nell’ottenimento degli appalti.

Secondo i giudici del Riesame, gli indagati avrebbero dimostrato una persistente e concorde volontà di mantenere i propri ruoli all’interno del sistema, nonostante le indagini in corso. In particolare, il fatto che Franco Alfieri non abbia rassegnato le dimissioni da sindaco e presidente della Provincia è stato considerato un segnale della sua volontà di mantenere il controllo sulle attività illecite.

Durante l’interrogatorio di garanzia, Alfieri ha negato tutte le accuse, sostenendo di essere vittima di un complotto. Tuttavia, il Tribunale del Riesame ha ritenuto le sue dichiarazioni poco credibili, soprattutto alla luce della sua ammissione di aver falsificato un documento per ottenere un finanziamento regionale.

Alfieri è stato quindi posto agli arresti domiciliari, con divieto di comunicare con l’esterno, insieme agli altri indagati coinvolti nell’inchiesta. Le indagini sull’affare Alfieri sono ancora in corso, con la Procura di Salerno che sta approfondendo il ruolo degli altri indagati e valutando la presenza di ulteriori episodi illeciti, in particolare riguardanti gli appalti per Fondovalle Calore e Aversana. Oltre a Franco Alfieri, sono coinvolti nel filone investigativo anche lo staffista Andrea Campanile, il consigliere regionale Luca Cascone, il funzionario provinciale Michele Lizio, i funzionari del comune di Capaccio Paestum Giovanni Vito Bello e Federica Turi, e l’imprenditore Nicola Aulisio, con l’accusa anche di associazione a delinquere.

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