Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha respinto il ricorso presentato da un cittadino nigeriano contro il rigetto della sua richiesta di conversione del permesso di soggiorno “casi speciali” in permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato. La decisione è stata presa durante l’udienza straordinaria del 17 gennaio 2025, confermando la legittimità del provvedimento del Ministero dell’Interno.
Il cittadino nigeriano, residente in Italia dal 2016 e con protezione umanitaria, aveva presentato una domanda nel 2021 per convertire il suo permesso di soggiorno in un permesso per lavoro subordinato. Tuttavia, la Questura di Rieti aveva respinto la richiesta, ritenendo il contratto di lavoro presentato come fittizio.
La datrice di lavoro indicata nel contratto aveva precedenti penali e non sembrava avere i mezzi per retribuire adeguatamente il lavoratore, oltre ad aver già assunto numerosi lavoratori stranieri senza versare i contributi previdenziali. La scelta di Castel Volturno per il lavoro domestico aveva sollevato ulteriori sospetti di lavoro sommerso e sfruttamento.
Nonostante le argomentazioni del ricorrente, il TAR ha confermato il rigetto della domanda di conversione, sostenendo che l’amministrazione aveva agito correttamente sulla base delle prove disponibili. Il Tribunale ha evidenziato che il contratto era stato stipulato successivamente alla richiesta di conversione, fuori dai termini di legge, e che non era stato dimostrato che il lavoro fosse genuino.
Questa decisione del TAR del Lazio sottolinea l’importanza di rispettare le normative in materia di permessi di soggiorno e di lavoro in Italia, per evitare situazioni di sfruttamento e abusi. La lotta al lavoro nero e all’immigrazione irregolare è un obiettivo prioritario per le autorità competenti, al fine di garantire diritti e dignità a tutti i lavoratori presenti sul territorio italiano.