Le autorità italiane non hanno adottato misure per proteggere gli abitanti della Terra dei Fuochi, in Campania, come stabilito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu). Questa decisione fa seguito al ricorso presentato da 41 cittadini italiani residenti nelle province di Caserta e Napoli e da cinque organizzazioni con sede in Campania.

Il caso riguarda lo scarico, l’interramento e l’incenerimento di rifiuti, spesso effettuati da gruppi criminali organizzati, in alcune zone della Terra dei Fuochi. Questa situazione ha portato a un aumento dei tassi di cancro e dell’inquinamento delle falde acquifere, mettendo a rischio la salute di circa 2,9 milioni di persone che vivono nella zona.

La Cedu ha riconosciuto che le autorità italiane erano a conoscenza della situazione, ma non hanno preso le misure necessarie per proteggere i cittadini dallo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e non hanno fornito informazioni adeguate in merito. L’Italia ora ha due anni di tempo per attuare una strategia correttiva e affrontare in modo adeguato questo problema.

Secondo l’avvocato Valentina Centonze, che ha seguito il caso, si tratta di una sentenza storica che accerta la violazione del diritto alla vita e impone al governo italiano di prendere misure concrete per proteggere i cittadini della Terra dei Fuochi. Oltre a Centonze, nel collegio dei ricorrenti figurano anche altri avvocati che hanno lavorato per ottenere giustizia per i residenti di questa zona martoriata dalla gestione criminale dei rifiuti.

In conclusione, la sentenza della Cedu rappresenta un importante passo avanti nella tutela della salute pubblica e nell’assicurare che le autorità italiane agiscano per garantire un ambiente sicuro e salubre per tutti i cittadini. Speriamo che questa decisione porti a un cambiamento positivo e a una maggiore attenzione alla gestione dei rifiuti in Italia.

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