Un militare dell’Agro nocerino sarnese si è ammalato di cancro a causa dell’esposizione all’uranio impoverito durante il suo servizio nei Balcani. Nonostante la presenza di metalli pesanti nel suo sangue ben al di sopra dei limiti consentiti, l’Inps non gli ha riconosciuto la pensione privilegiata prevista per le cause di servizio, ma solo l’assegno quale vittima del dovere.

Il primo maresciallo dell’Esercito italiano ha prestato servizio in zone fortemente bombardate con munizioni pesanti, compreso l’uranio impoverito, che ha causato la comparsa di un linfoma di Hodgkin e una gastrite erosiva entrale. La sentenza del Tribunale di Nocera Inferiore ha riconosciuto il nesso tra la sua malattia e l’esposizione a tali armamenti.

È un vero e proprio calvario per questo militare, che nonostante le evidenze scientifiche a suo favore, si trova a lottare per ottenere la pensione che gli spetterebbe di diritto. La sua storia mette in luce le difficoltà e le ingiustizie che molte vittime del dovere devono affrontare per ottenere riconoscimento e giustizia.

È importante che casi come questo vengano portati alla luce e che si faccia chiarezza su quali siano i diritti e le tutele per chi ha sacrificato la propria salute per il bene della collettività. La lotta di questo militare è simbolo di una battaglia più ampia per la tutela dei diritti e delle dignità di coloro che hanno servito il proprio Paese.

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