Due medici della Nuova Clinica Santa Rita di Benevento sono stati iscritti al registro degli indagati per la morte di Antonio Pagnano, 26 anni, di Colle Sannita, avvenuta il 5 febbraio del 2020 dopo diversi interventi chirurgici. Il giudice ha disposto altri sei mesi di attività investigativa, prima di iscrivere come indagati D.D. P. e M.T.

Antonio era stato operato presso la Nuova Clinica Santa Rita per la rimozione di un “linfangioma cavernoso retroperitoneale”. Dopo l’operazione, erano sorte delle complicazioni, il 3 dicembre era stato sottoposto ad un ulteriore intervento, poi il giorno seguente era stato trasportato dal 118 al Rummo, dove era rimasto ricoverato fino al 5 febbraio del 2020, quando il suo cuore aveva smesso di battere per sempre nonostante altri interventi praticati per cercare di salvarlo.

La denuncia dei genitori aveva innescato l’avvio di una indagine, il pm Maria Colucci aveva affidato ai dottori Lamberto Pianese ed Osvaldo Micera l’incarico di valutare le cartelle cliniche, poi aveva nominato i dottori Arianna Giovannetti ed Andrea Balla dopo le osservazioni del professore Alessandro Dell’Erba, consulente, al pari del dottore Francesco Venneri, delle parti offese.

Il passo successivo era stata la richiesta di archiviazione avanzata dal Pm perchè “l’ipotesi accusatoria prospettata, di un possibile errore medico quale causa (anche solo concorrente) del decesso non ha trovato nel corso delle indagini sufficienti riscontri, non avendo fornito gli accertamenti tecnici disposti ed eseguiti sulla documentazione elementi in grado di fondare una prognosi di favorevole esercizio dell’azione penale”.

Valutazioni contrastate dalle parti offese perchè gli specialisti del Pm hanno “riconosciuto la non conformità del comportamenti assistenziali dei sanitari della clinica, evidenziando due eventi avversi collegati casualmente con il decesso, entrambi risalenti al primo intervento: la fissurazione all’arteria mesenterica superiore e la perforazione del duodeno terminale, ma “escludono profili di rilievo penalistico”. Anche i secondi consulenti “evidenziano la sussistenza di un nesso casuale esclusivo tra le procedure chirurgiche e il decesso, ma inspiegabilmente non riconoscono elementi di censura nell’operato dei sanitari”.

Secondo i consulenti della famiglia del giovane, invece, è evidente il presunto “carattere negligente, imprudente e imperito delle condotte dei sanitari che hanno avuto in cura Antonio alla Santa Rita”. Nel mirino “il mancato approfondimento dell’entità delle possibili e prevedibili complicanze legate alla patologia (di estrema rarità) e della “conseguente”, presunta “inidoneità della Santa Rita al trattamento di tale patologia, in quanto priva di un reparto di rianimazione e di specialisti di chirurgia vascolare”. Attenzione puntata, inoltre, sulla presunta “marchiana sottovalutazione dei sintomi delle complicanze operatorie, che avrebbero comunque imposto il trasferimento del paziente, già subito dopo il primo intervento, presso una struttura idonea.. Sintomi “evidenti già dopo il primo intervento”.

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