Il delitto del sindaco Angelo Vassallo: dopo tredici anni è il momento di fare giustizia
La sera del 5 settembre 2010, lungo la strada collinare di Pollica, il sindaco Angelo Vassallo è stato ucciso con nove colpi di pistola. Tredici anni dopo, ancora non si conosce il nome dell’autore del feroce assassinio e del suo mandante. La famiglia del sindaco ha il diritto di sapere la verità e di conoscere la causa che ha determinato la sua morte.
La criminalità organizzata e la delinquenza comune uccidono, ma anche il silenzio uccide. Chi ha visto o sa qualcosa dovrebbe parlare, perché solo così si potrà fare giustizia. Durante tutti questi anni, fonti confidenziali hanno “annunciato” che la soluzione del “giallo” era dietro l’angolo. Tuttavia, neanche la commissione parlamentare costituita per risolvere il delitto è riuscita a scrivere il nome e cognome dell’autore dell’omicidio.
È ora che la parola “fine” sia scritta sul fascicolo della magistratura inquirente con l’identificazione dell’autore del feroce assassinio e del suo mandante. Le ipotesi e le congetture non devono più entrare nel fascicolo delle indagini. È necessario che si arrivi alla verità.
Angelo Vassallo era una voce libera che temeva per la propria vita. Pochi giorni prima del suo assassinio, aveva confidato ad un amico di aver visto cose che non avrebbe mai voluto vedere. Che cosa avesse visto, lo sapremo solo quando finalmente si potrà leggere la frase di rito: “Caio è l’esecutore materiale del delitto/ Ci sono prove univoche della sua colpevolezza”.
Dopo tredici anni, è giunto il momento di fare giustizia per Angelo Vassallo e la sua famiglia. È necessario che l’autore del delitto e il suo mandante siano identificati e puniti secondo legge. Solo così si potrà restituire la giustizia e la verità a una comunità che ha perso un uomo coraggioso e impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata.