A view of the Red Brigades terrorists' ambush in central Rome, March 16, 1978, that ended in the kidnapping of then Italian Premier Aldo Moro and the slaying of five bodyguards (the Premier's car is center left). Monday, March 16, 1988, marks the 20th anniversary of Moro's kidnapping. His bullet-riddled body was found 55 days later near his Christian Democrat Party headquarters. (AP Photo)

Il 24 settembre 1979 è una data che rimarrà impressa nella memoria di molti italiani, in quanto segna l’arresto di Prospero Gallinari, l’autore della strage di via Fani a Roma, legata al sequestro di Aldo Moro.

Quella giornata, gli agenti si avvicinano a un gruppo di giovani che armeggiano intorno a un’auto parcheggiata. La situazione degenera rapidamente quando i ragazzi estraggono le pistole e aprono il fuoco, colpendo uno di loro che rimane gravemente ferito. Mentre alcuni riescono a fuggire, una giovane viene arrestata e identificata come Mara Nanni, già nota per una sparatoria precedente.

La vera sorpresa arriva quando, solo in tarda serata, viene resa nota l’identità del giovane ferito: Prospero Gallinari, considerato uno dei capi storici delle Brigate Rosse. Nato a Reggio Emilia nel 1951, Gallinari aveva aderito al gruppo dell’appartamento prima di unirsi definitivamente alle BR, partecipando attivamente al sequestro di Aldo Moro nel 1978.

Durante gli anni di prigionia, Gallinari si rifiuta di collaborare con le autorità e continua a essere un punto di riferimento per le Brigate Rosse. Solo negli anni novanta, a causa di problemi di salute legati alle ferite riportate durante l’arresto, ottiene dei permessi per tornare a casa.

Gallinari muore nel 2013, mentre era in libertà vigilata a Reggio Emilia. La sua figura rimane controversa, simbolo di un’epoca segnata dalla violenza politica e dal terrorismo.

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