Nessuno sconto di pena per il pentito Pietro Paolo Venosa, fratello di altri due collaboratori di giustizia, coinvolti nell’omicidio del fioraio Luigi Diana nel 1992. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato da Venosa contro l’ordinanza del gip del Tribunale di Napoli. Il pentito lamentava vizi di motivazione, ma la Cassazione ha stabilito che non è configurabile la continuazione tra il reato associativo e i reati fine commessi. Venosa aveva ammesso di aver preso parte al clan dei Casalesi per molti anni, senza soluzione di continuità, occupandosi di estorsioni e recupero crediti. Tuttavia, i reati fini non erano programmati fin dall’inizio e quindi non possono essere considerati come continuazione del reato associativo. La decisione della Cassazione conferma quindi la condanna di Venosa senza sconti di pena.

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