Oggi ricordiamo la tragedia del Vajont, un evento che ha segnato la storia dell’Italia con la sua terribile conseguenza di 1918 vittime. La frana che si staccò dal monte Toc il 9 ottobre 1963 causò la distruzione di cinque paesi e la perdita di centinaia di vite umane, tra cui molti bambini e adolescenti.

La diga del Vajont, costruita per produrre energia e favorire lo sviluppo economico, è diventata il simbolo di un disastro che poteva essere evitato. Le cause dell’evento sono state individuate in una serie di errori umani, dall’innalzamento delle acque del lago artificiale oltre la quota di sicurezza alla negligenza nella gestione dei possibili pericoli dovuti all’assetto idrogeologico del territorio.

Una voce che si è alzata in difesa della sicurezza dei cittadini è stata quella di Tina Merlin, una giornalista coraggiosa che ha cercato di mettere in luce la verità sulla costruzione della diga del Vajont. Nonostante le minacce e le persecuzioni subite, ha continuato a denunciare i pericoli legati all’opera, dando voce agli abitanti delle zone interessate.

Purtroppo, le istituzioni non hanno ascoltato le sue parole e la tragedia si è consumata. Oggi, a distanza di anni, è importante ricordare il coraggio e la determinazione di Tina Merlin, che ha lottato per la verità e la giustizia, anche a costo della propria incolumità.

Il disastro del Vajont rimane un monito per tutti noi sull’importanza della sicurezza e della responsabilità nell’affrontare le sfide legate all’ambiente e al territorio. Dobbiamo imparare dagli errori del passato per evitare che tragedie simili possano ripetersi in futuro.

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