Un giovane di sedici anni si trova coinvolto in una brutta storia legata alla criminalità organizzata a Napoli. Doveva uccidere un amico per ordine del boss emergente del quartiere, e lo ha fatto nel scantinato adibito a piazza di spaccio. Dopo aver confessato il delitto e l’occultamento del cadavere, il ragazzo si difende dicendo che lo ha fatto solo perché gli adulti del gruppo glielo hanno chiesto. Si tratta di un altro episodio tragico legato alla paranza dei bimbi, una nuova emergenza che coinvolge giovani adolescenti coinvolti in faide per il controllo delle piazze di spaccio. La storia si ripete, anche se questa volta siamo in periferia. La penalista Antonella Regine difende il sedicenne, già in cella per un tentato omicidio legato ad un’altra faida. La vicenda è stata ricostruita dall’inchiesta condotta dal pm dei minori Ettore La Ragione, che ha portato alla luce l’orrore di quel 31 agosto. Il giovane ucciso era conosciuto come generoso, ma è stato eliminato per questioni di potere e controllo. Il ragazzo confessa di aver sparato al petto dell’amico, ma nega di aver dato fuoco al cadavere. Si tratta di un triste esempio di come i giovani vengano coinvolti nella criminalità organizzata, senza paura delle conseguenze. La storia si ripete, con adulti che manipolano i più giovani per i loro loschi affari. Un’altra pagina nera della città di Napoli, dove la violenza e la criminalità sembrano non avere fine.

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