Le quattro donne di Mondragone, Vincenza Marino, Maddalena Marano, Rachele Miraglia e Michela Di Maio, sono state assolte perché il fatto non sussiste. La sentenza è stata emessa dal presidente della prima sezione penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Giovanni Caparc, che ha accolto le ragioni difensive degli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo, Edmondo Caterino, Marta Ceraldi e Francesco Lavanga che hanno assistito le imputate durante tutto il processo.
Il pubblico ministero Gionata Fiore aveva chiesto la condanna a 2 anni e 6 mesi per Rachele Miraglia e 1 anno e 6 mesi di carcere per le altre. L’accusa riguardava il falso in atto pubblico per brogli elettorali alle elezioni regionali del 2015, in particolare l’accusa che le donne avessero scritto il nome del candidato mondragonese Giovanni Zannini su alcune schede bianche mentre svolgevano l’incarico di scrutatore al seggio elettorale numero 22 a Mondragone.
La perizia grafologica della Procura è stata smontata dal professor Alberto Bravo, presidente dell’Istituto di Grafologia Italiana ed emerito all’Università di Urbino, il cui parere è stato sostenuto dagli avvocati Crisileo per conto di Vincenza Marino. Il presidente Caparco ha quindi emesso la sentenza di assoluzione dopo una camera di consiglio.
Le donne sono state quindi scagionate da tutte le accuse e la verità è stata finalmente ristabilita. La difesa ha dimostrato con prove concrete l’innocenza delle imputate, che possono ora tornare alla loro vita quotidiana senza il peso ingiusto di un’accusa infondata.