Quando sono arrivata sull’isola, il sole stava per tramontare e il piccolo porto sembrava prendere fuoco. Franco, il barcaiolo, mi ha subito individuata tra i turisti in transito come la persona che sarebbe rimasta lì nel borgo isolato. Mi ha indicato una scalinata che saliva dal mare verso un gruppo di case e mi ha detto che Giovanni, il custode, mi avrebbe accompagnata alla Casa dei Poeti.
E così ho visto lui. Era rimasto in fondo al battello, nascosto dal gruppo di turisti, e aveva aspettato che tutti sbarcassero prima di muoversi. Franco lo ha aiutato a scendere e ci siamo ritrovati vicini. Io con il mio zaino e lui con un bastone e un sacchetto di plastica. Senza dire una parola, si è avviato verso le scale seguito dallo sguardo scuro di Franco.
Arrivati alla Casa dei Poeti, ho studiato la casa nei dettagli e ho pensato che fosse il posto perfetto per concentrarmi sul mio lavoro. Dovevo consegnare un lavoro all’editore entro la primavera e gli ultimi mesi erano stati caotici.
Il giorno successivo, ho deciso di esplorare il villaggio e ho visto il vecchio al cimitero. Si è chinato davanti a una tomba e ha deposto dei sassi, sussurrando “Ciao Marco, ne ho trovati solo cinque stavolta”. Questo gesto mi ha commosso profondamente.
Giovanni, tempo dopo, mi ha raccontato la storia di Davide e Marco. Erano legati da un amore profondo e avevano il potere di realizzare le cose impossibili sull’isola. Ma una sera, Marco è scomparso durante un’immersione e Davide non è mai più uscito di casa. Torna sull’isola ogni anno per l’anniversario di Marco.
Questa storia mi ha toccato profondamente e mi ha fatto capire quanto amore e dolore possano essere legati. Giovanni mi ha guardato con i suoi occhi pieni di mare e mi ha detto: “Domani ti porterò la legna per il camino, comincia a rinfrescare”. E così è andato via, lasciandomi con i miei pensieri su quell’isola magica e piena di storie.