L’ingegnere Carmine Greco, tecnico comunale coinvolto nell’inchiesta sugli appalti truccati a Capaccio Paestum, ha reso ieri interrogatorio davanti al sostituto procuratore di Salerno Alessandro Di Vico. Il professionista, l’unico a non essere ancora comparso davanti ai magistrati per motivi di salute, ha respinto con forza le accuse, dichiarando che le sue scelte sono state sempre dettate da criteri esclusivamente tecnici.

Attraverso i suoi legali, Greco ha affrontato punto per punto le accuse mosse dalla Procura. Durante l’interrogatorio, ha spiegato il significato delle intercettazioni e ha chiarito la natura dei suoi rapporti con il sindaco Franco Alfieri e con Andrea Campanile, entrambi ai domiciliari. Alla luce delle dichiarazioni rese e della memoria difensiva presentata, l’avvocato Enrico Tedesco, difensore di Greco, ha chiesto un’attenuazione della misura cautelare dei domiciliari, anche in considerazione delle non buone condizioni di salute del suo assistito.

Le accuse riguardano principalmente gli appalti per gli impianti di pubblica illuminazione, che secondo la Procura sarebbero stati pilotati a favore della ditta Dervit che a sua volta avrebbe garantito alcuni subappalti in altri comuni alla ditta della famiglia Alfieri. Intanto, i giudici del Riesame hanno rigettato le richieste di dissequestro di cellulari e apparecchiature informatiche presentate dagli avvocati di alcuni degli indagati, Luca Cascone.

Il consigliere regionale risulta indagato nell’ambito di un filone di inchiesta collegato a quello che ha coinvolto il presidente della provincia di Salerno e sindaco di Capaccio Paestum. In particolare si fa riferimento ad un’attività che ha posto i riflettori sui cantieri di Aversana e Fondovalle Calore. È proprio su quest’ultima opera che la guardia di finanza avrebbe acquisito nuovi atti in provincia.

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