Nel sito archeologico di Pompei, uno dei nove quartieri in cui è suddiviso il sito, sono stati avviati a febbraio nuovi scavi nella cosiddetta Regio IX. L’obiettivo è quello di rettificare e risolvere i problemi idrogeologici e conservativi dei fronti di scavo, ovvero il confine tra la parte scavata e quella inesplorata della città antica. Inoltre, si vuole migliorare la conservazione delle strutture millenarie attraverso una risistemazione dei fronti di scavo, da sempre elementi di vulnerabilità a causa della pressione del terreno sui muri antichi e del deflusso delle acque meteoriche.
Il nuovo scavo si trova nell’Insula 10 della Regio IX, lungo Via di Nola, e segue la stessa impostazione già attuata nello scavo della Regio V durante gli anni 2018-2020. In quest’ultimo scavo erano emerse la casa di Orione, la casa con Giardino e il Thermopolium.
Il nuovo scavo ha già restituito alcune sorprese, come due case ad atrio costruite in età Sannitica e trasformate nel I secolo d.C. in officine produttive. Si tratta di una fullonica (lavanderia) impiantata nell’atrio dell’abitazione al civico 2 e di un panificio con il forno, gli spazi per le macine e gli ambienti per la lavorazione e la creazione dei prodotti alimentari da distribuire in città. In questi ultimi ambienti sono stati trovati i resti ossei di tre vittime dell’eruzione, tre pompeiani che si erano rifugiati in cerca della salvezza e che hanno invece trovato la morte sotto i crolli dei solai.
Le prime indagini antropologiche indicano due individui pienamente adulti, probabilmente donne, e un bambino di età approssimativa intorno ai 3-4 anni. Gli individui sono stati ritrovati in un ambiente già scavato e poggiavano a diretto contatto con il pavimento. Presentavano una serie di traumi perimortem dovuti al crollo del solaio soprastante, i cui frammenti erano frammisti a lapilli pomicei bianchi, che caratterizzano le prime fasi dell’eruzione Pliniana del 79 d.C. a Pompei.
Le nuove indagini archeologiche in corso nella Regio IX di Pompei promettono di restituire importanti informazioni e dati dalle operazioni di indagine stratigrafica. Si avvalgono dell’impiego delle diverse professionalità, tra cui archeologi, archeobotanici, vulcanologi, sismologi, numismatici, oltre ad architetti, ingegneri e geologi. L’obiettivo finale è quello di migliorare la conservazione e rimodulare il fronte di scavo per acquisire nuovi dati archeologici.