Dario e Massimo Vassallo, rispettivamente presidente e vicepresidente della Fondazione Angelo Vassallo, hanno commentato la chiusura dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie. L’inchiesta, non completata a causa dello scioglimento della Legislatura, ha portato alla luce la responsabilità malavitosa, delinquenziale e camorristica nell’omicidio del sindaco Angelo Vassallo avvenuto a Pollica nel 2010.

Secondo i fratelli Vassallo, l’uccisione del sindaco era legata al suo contrasto al traffico di droga nel porto di Acciaroli. La relazione redatta dalla Commissione Antimafia, infatti, afferma chiaramente che Angelo Vassallo aveva scoperto e contrastato tale traffico.

La Fondazione Angelo Vassallo, insieme a migliaia di persone, ha sempre cercato la verità sull’uccisione di Angelo, andando oltre il Cilento. I fratelli Vassallo hanno accusato alcuni uomini delle istituzioni di aver messo in atto un’azione di depistaggio, reato regolato dall’articolo 375 del Codice Penale, prevedente dai 3 agli 8 anni di reclusione.

La domanda da porsi, quindi, è: l’altra parte cosa faceva? E speriamo che non si arrivi al ridicolo e, si parli di prescrizione di questo reato, visto che se è stato commesso da uomini dello Stato, è infamante.

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