La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza della Corte d’Appello di Napoli riguardo al caso di Michele De Santis, un uomo di 64 anni di San Marcellino, condannato a 8 anni di reclusione per estorsione aggravata ai danni dell’imprenditore edile Giuseppe Magliulo. La sentenza della Cassazione ha parzialmente riformato quella del Tribunale di Napoli del novembre 2020. La responsabilità del ricorrente per il reato di estorsione aggravata in concorso è stata confermata, insieme ad altri coimputati separati che sono stati condannati con un rito abbreviato per la cosiddetta “messa a posto”.

La sentenza ha ridotto la pena inflitta dal primo giudice a 8 anni di reclusione e una multa di 8000 euro, confermando anche le disposizioni civili. Secondo la Cassazione, l’azione criminale è stata commessa in più occasioni con la presenza simultanea di due coimputati. In una di queste circostanze, l’imputato si è presentato alla vittima dopo la visita dei due coimputati, dimostrando la piena consapevolezza dell’azione congiunta di diversi soggetti avvenuta poco prima in modo simultaneo. Pertanto, la decisione di estendere l’aggravante delle più persone riunite anche al ricorrente è conforme ai fatti e al diritto.

Oltre agli atteggiamenti assunti dal ricorrente lungo il corso dell’estorsione, che egli cerca di valorizzare per distanziarsi dal metodo mafioso utilizzato dai coimputati, resta il fatto decisivo e non contestato che egli, agendo per primo, aveva chiesto alla vittima una somma di denaro per la cosiddetta “messa a posto” di un cantiere edile, dimostrando già l’utilizzo del metodo mafioso. Solo organizzazioni criminali possono richiedere somme di denaro agli imprenditori in base a una “tassa ambientale” e per la sicurezza del cantiere attraverso il controllo del territorio.

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