Contraddizioni nella prova: il pubblico ministero Francesca Fittipaldi ha richiesto l’assoluzione dei quattro imputati accusati dell’omicidio di Alfonso Quaranta, l’odontotecnico di Pagani morto nel febbraio 2004 nell’agguato destinato a Nicola Fiore. La requisitoria è stata pronunciata ieri davanti ai giudici della Corte d’Assise del tribunale di Salerno.

Il magistrato ha chiesto l’assoluzione per Massimo Cerrone e Gabriele Pelosi, entrambi di Campagna, per Gianni Vitelli di Pagani e per Gennaro Esposito di Sant’Antonio Abate, assistiti dagli avvocati Costantino Cardiello, Nicola Naponiello e Silvana D’Ambrosi. Questi ultimi sono accusati di aver aiutato i mandanti e gli esecutori materiali a portare a termine l’azione criminale. L’obiettivo principale del commando era Nicola Fiore, che è riuscito a salvarsi gettandosi dall’auto guidata da Quaranta e fuggendo nella boscaglia della località Acerra lungo la via Tuori a Campagna.

L’omicidio faceva parte della guerra di camorra scoppiata nei primi anni del 2000 tra i clan D’Auria Petrosino e Contaldo, di cui Fiore era affiliato, per il controllo del territorio e delle attività illegali a Pagani e nei centri circostanti. Nonostante le condanne già avvenute nei confronti dei principali responsabili dell’agguato, la prova presentata durante il processo bis sembra contraddittoria, portando il pubblico ministero a chiedere l’assoluzione degli imputati.

È importante sottolineare che questa richiesta di assoluzione solleva interrogativi sulla correttezza e la solidità delle prove presentate durante il processo. La giustizia deve essere basata su prove concrete e indiscutibili, altrimenti si rischia di condannare persone innocenti o di lasciare impuniti i veri responsabili.

Ora spetterà ai giudici della Corte d’Assise del tribunale di Salerno valutare attentamente le prove presentate e decidere se accogliere la richiesta di assoluzione del pubblico ministero o emettere una sentenza diversa. Speriamo che la verità venga finalmente stabilita e che giustizia sia fatta per Alfonso Quaranta e la sua famiglia, così come per tutte le vittime di questa guerra di camorra.

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