Oggi il Tribunale ha finalmente confermato ciò che tutti sapevano ma di cui pochi parlavano: ad Avellino la presenza della mafia è una realtà. Le sparatorie, le bombe, le intimidazioni e le minacce sono episodi che non possiamo dimenticare. Tuttavia, solo coloro che non hanno voltato lo sguardo dall’altra parte se ne ricordano.

Il nostro Maxiprocesso ha condannato 21 persone a oltre 300 anni di carcere. Questo mantra è stato ripetuto negli ultimi anni, soprattutto negli ultimi tempi: “Ad Avellino la mafia non esiste”. Purtroppo, le conseguenze di queste affermazioni si sono tradotte in un totale disinteresse da parte delle istituzioni e della politica nel combattere questo fenomeno.

Ribadisco che avevamo già detto in passato che ad Avellino si viveva in una sorta di Sottosopra. Sopra tutto sembrava “normale”, ma sotto si svolgevano affari e si prendevano decisioni a prescindere da tutto e da tutti. La normalizzazione della mafia è all’ordine del giorno per coloro che pensano che le cose debbano andare così. Non ci sorprende che il Sindaco non abbia voluto costituirsi parte civile, che la maggioranza in aula abbia respinto la proposta di istituire una Commissione Comunale Antimafia, che non abbiano aderito ad Avviso Pubblico e che abbiano persino respinto la costituzione di parte civile del Comune di Avellino in ogni processo di mafia che riguardava la città. Sono tutti segnali preoccupanti. La sottovalutazione è ancora più inquietante della stessa malavita.

Nel frattempo, ci sono altri processi in corso e altre indagini in corso. Solo la scorsa settimana sono stati confiscati beni per un valore di 100 milioni di euro. Con la serietà che ci contraddistingue, porteremo il dibattito su questo tema in Consiglio Comunale, dove è giusto che venga affrontato. Proporremo immediatamente un regolamento comunale per l’acquisizione, l’assegnazione e il monitoraggio dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Non vogliamo essere impreparati, ma vogliamo preparare gli anticorpi che sono sempre necessari.

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