“La forza di Rachele Mussolini: una donna determinata e lungimirante”

Spesso sentiamo ripetere la frase “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”, ma è importante ricordare che questa affermazione può essere sessista e femminista allo stesso tempo. Tuttavia, esistono donne che, come Rita Levi Montalcini, dimostrano di essere grandi da sole. La sua risposta sagace a un evento scientifico in cui le chiesero se fosse accompagnata dal marito, “sono io mio marito”, dimostra che le donne possono essere indipendenti e autonome.

Rachele Mussolini, invece, era una donna che sapeva stare al suo posto, anche se doveva sopportare le infedeltà del marito. Non era una donna silenziosa e remissiva. Alla vigilia del 25 luglio, giorno tragico per Benito Mussolini, Rachele intuì quali problemi si stavano profilando all’orizzonte e gli consigliò di arrestare tutti i gerarchi prima che iniziasse la riunione. Tuttavia, il Duce si convinse di aver fatto cambiare idea alla maggioranza dei gerarchi e consentì loro di votare l’ordine del giorno presentato da Dino Grandi. La storia prese una piega diversa da quella prevista: 19 votarono contro Benito, 8 gli rimasero fedeli e uno si astenne.

Quando Benito tornò a Villa Torlonia alle quattro del mattino, Rachele lo aspettava sveglia e gli chiese se avesse fatto arrestare tutti. Sfatto e sudato, lui le rispose: “adda passà a’ nuttata, Raché…”. La nottata passò e alle nove del mattino era di nuovo a Palazzo Venezia per cercare di salvare la situazione. Nel pomeriggio, Re Vittorio Emanuele lo chiamò più volte a Villa Savoia, e ogni volta Rachele rispondeva al telefono. Il Re voleva che Benito andasse in borghese perché faceva molto caldo. Rachele gli riportò il messaggio e gli consigliò di non andare, spiegandogli che volevano evitare che si mettesse l’uniforme per non attirare l’attenzione quando lo avrebbero arrestato. Ma la lungimiranza del Duce era proverbiale, e lui non ascoltò le parole di sua moglie.

Alla fine, Mussolini fu arrestato. Il Re, che lo amava e lo aveva sempre sostenuto, gli disse che era diventato l’uomo più odiato d’Italia e che, proprio perché gli era ancora amico, doveva arrestarlo. Per salvare le apparenze, l’ambulanza che avrebbe portato Mussolini via da Villa Savoia dovette aspettare fuori dai cancelli. Non volevano che si collegassero le due cose. Il Re gli disse anche che il generale Badoglio avrebbe preso il suo posto e formato un governo di funzionari. Mussolini firmò le dimissioni volontarie, ma si illuse di poter tornare a Villa Torlonia.

Anche quando l’ambulanza prese la strada della caserma dei carabinieri, Mussolini non si rese conto di quello che stava accadendo. Pensava che stessero facendo un giro per farlo conoscere meglio Roma. Ma alla fine fu arrestato, proprio come aveva previsto sua moglie. Il Re si liberò di un grande peso, pensando di aver salvato la monarchia scaricando la dittatura sul marito di Rachele e consegnando l’Italia nelle mani del generale Badoglio.

La storia dimostra che Rachele Mussolini era una donna determinata e lungimirante. Se solo Benito l’avesse ascoltata, forse le cose sarebbero andate diversamente. Ma la sua forza e la sua intuizione hanno lasciato un segno nella storia italiana.

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