Il diritto di critica nei confronti delle decisioni dei magistrati è un tema di grande importanza nel contesto della giustizia italiana. Recentemente, si è verificata una manifestazione di cittadini silenziosi davanti al Tribunale di Avellino per esprimere la propria disapprovazione nei confronti dell’ordinanza con cui il giudice aveva concesso gli arresti domiciliari agli assassini del giovane Roberto Bembo. Tuttavia, l’Associazione Nazionale Magistrati, la corrente interna di Magistratura Indipendente e l’Associazione degli Avvocati penalisti hanno espresso solidarietà nei confronti del magistrato e hanno condannato la manifestazione come un attacco irrispettoso nei confronti dei magistrati e di tutti gli operatori del diritto.

Questa posizione solleva alcune domande. Innanzitutto, la manifestazione è stata pacifica e silenziosa, quindi non si può parlare di un attacco diretto al magistrato. Inoltre, la parola “vergogna”, utilizzata durante la manifestazione, è una parola comune nelle sentenze di condanna emesse dai magistrati stessi e annullate successivamente dalla Cassazione. Quindi, non ha un carattere offensivo nei confronti dei giudici o dei pubblici ministeri.

La manifestazione e lo striscione esposto davanti al Tribunale rappresentano semplicemente il pensiero dei partecipanti, che esprimono la loro lecita disapprovazione nei confronti dell’operato dei magistrati e dell’amministrazione della giustizia in generale. Questa interpretazione si basa sull’orientamento delle Supreme Corti europee e internazionali, che riconoscono il diritto di critica dei provvedimenti giudiziari e dei comportamenti dei magistrati come un fondamentale strumento di controllo democratico.

È importante sottolineare che il diritto di critica non deve trasformarsi in un’aggressione verbale gratuita nei confronti dei magistrati. Tuttavia, il limite della continenza viene superato solo quando le espressioni utilizzate sono umilianti e offensive. In ogni caso, è fondamentale preservare il diritto dei cittadini di esprimere la propria opinione e di criticare le decisioni dei magistrati, che operano nell’interesse del popolo sovrano e godono già di un’ampia autonomia e indipendenza.

In conclusione, il diritto di critica delle decisioni dei magistrati è un elemento essenziale per il controllo democratico della giustizia. È importante evitare che la funzione pubblica diventi una mera tutela del privilegio e che la critica si trasformi in un attacco personale. Il diritto di critica deve essere garantito ai cittadini nel modo più ampio possibile, nel rispetto dei limiti della continenza e della dignità.

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