La Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) ha concluso le indagini su 22 persone coinvolte nell’inchiesta sulle estorsioni e i recuperi di crediti da parte del clan dei Casalesi, che avrebbe avuto la collaborazione anche di esponenti del clan Belforte di Marcianise.

I pubblici ministeri Luigi Landolfi e Vincenzo Ranieri hanno notificato agli indagati gli avvisi e ora si preparano a chiedere il rinvio a giudizio. Tra gli indagati figurano Antonio Barbato, Vincenzo Chiarolanza, Giovanni Improda, Antonio De Luca, Mario De Luca, Mario Raffaele De Luca, Antonio Chiacchio, Carmine Lucca, Antonio Palumbo, Alessandro Pavone, Felicia Dello Margio, Nicola Di Bona, Carlo Del Vecchio, Giacomo Terracciano, Umberto Loreto, Mario Curtiello, Gennaro Celentano, Camillo Belforte, Achielle Piccolo, Daniele Coronella, Sergio Iannicelli e Nunzio Chiariello.

Le indagini, che hanno coperto un periodo tra agosto 2017 e gennaio 2018, hanno svelato l’esistenza di un gruppo criminale guidato da Mario De Luca, da suo fratello Antonio e da Mario Raffaele De Luca, cugino degli altri due e figlio di Giancarlo De Luca, esponente di spicco del gruppo Bidognetti. Questi nomi facevano tremare le vittime nell’area dell’agro aversano, alle quali si rivolgevano chiedendo tangenti per un “regalo ai carcerati” o per “mettersi a posto”.

Il gruppo ‘De Luca’ aveva preso di mira anche un minimarket e un caseificio dell’agro aversano. Non potendo far fronte alle richieste estorsive, le vittime avrebbero versato generi alimentari e beni di conforto, tra cui buste di mozzarella, agli esattori del clan. Questo aspetto ha colpito particolarmente gli inquirenti, poiché per mesi la spesa veniva fatta a nome dei Casalesi, causando un danno economico enorme e non quantificato per le vittime.

Il gruppo si sarebbe occupato anche di operazioni di recupero crediti. Ad esempio, al titolare di un rimessaggio barche di Castel Volturno è stato chiesto denaro per conto di un fornitore con cui aveva un debito da 80mila euro. La minaccia era che, se non avesse pagato, la questione sarebbe stata affidata a persone di Sant’Antimo più spietate di Giuseppe Setola.

Nell’ordinanza emerge anche un accordo con esponenti del clan Belforte riguardante la compravendita di un capannone industriale di Marcianise. Un imprenditore, anche lui indagato a piede libero, aveva già versato la caparra da 500mila euro, ma non essendo più interessato all’affare, cerca di recuperare i soldi investiti e coinvolge Mario De Luca, che a sua volta coinvolge Camillo Belforte.

Le difese degli indagati sono affidate a diversi avvocati, tra cui Nicola Musone, Giovanni Cantelli, Raffaele De Rosa, Viviana D’Arbitrio, Alessandro Diana, Bernardo Diana, Mirella Baldascino, Ferdinando Letizia, Agostino Di Santo, Luciano Fabozzi, Agostino D’Alterio, Giovanni Pizzo e Giuseppe D’Alise.

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