Domenica scorsa è stata una giornata da incubo presso la Casa circondariale di Ariano Irpino, dove solo grazie all’intervento tempestivo e professionale della Polizia Penitenziaria si è riusciti a prevenire un tentativo di suicidio da parte di un detenuto.
La notizia è stata diffusa dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, attraverso il Segretario regionale della Campania, Tiziana Guacci, che ha evidenziato: “Ancora una volta si è verificato un evento critico presso la casa circondariale di Ariano Irpino. In infermeria, un detenuto ha tentato di togliersi la vita. Grazie all’intervento provvidenziale del personale di Polizia Penitenziaria, l’uomo è stato salvato. Il SAPPE elogia il comportamento e la professionalità dimostrata dal personale di Ariano Irpino”.
“Non si conoscono le ragioni di questo gesto insano da parte dell’uomo: in ogni caso, è certo che la scelta di suicidarsi è originata da uno stato psicologico di disagio. È un dato oggettivo che coloro che finiscono nella rete della devianza spesso portano con sé problematiche personali, sociali e familiari”, dichiara il Segretario Generale del SAPPE, Donato Capece.
Secondo il leader del SAPPE, “l’ennesimo tentativo di suicidio di un detenuto (che segue quelli sventati di recente a Lauro e Santa Maria Capua Vetere), evitato grazie alla professionalità e all’attenzione dei poliziotti, dimostra come i problemi sociali e umani persistano, e non solo a causa della diminuzione del numero di detenuti. E bisogna considerare che negli ultimi 20 anni gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria hanno impedito più di 23.000 tentativi di suicidio e quasi 175.000 atti di autolesionismo nelle carceri del Paese, prevenendo conseguenze nefaste”, aggiunge.
“Tuttavia, il suicidio di un detenuto rappresenta un fattore di stress significativo per il personale di polizia e per gli altri detenuti”, conclude il Segretario Generale del SAPPE, Donato Capece, chiedendo al provveditore regionale della Campania, Lucia Castellano, “interventi concreti per risolvere le criticità delle carceri irpine, che necessitano di azioni concrete e non solo di chiacchiere lette sui giornali”.