Il procuratore di Avellino, Domenico Airoma, insieme ai suoi colleghi Claudia Maone e Francesco Greco, ha sostenuto l’accusa nel processo contro il responsabile degli abusi e dell’omicidio della piccola Fortuna Loffredo nove anni fa. Durante quell’occasione, ha avuto modo di conoscere e indagare sul degrado e gli orrori che avvenivano nelle palazzine popolari al Parco Verde di Caivano, che oggi torna sotto i riflettori per lo stupro di due bambine. Airoma accetta di fare una riflessione su questi tragici fatti e afferma che “il Parco Verde è la nostra cattiva coscienza, non serve la sola repressione”. Sostiene inoltre che la camorra ha cambiato atteggiamento nei confronti degli abusi e degli orrori, ed è pronta a lucrare su questi vizi.
Secondo il procuratore, sono stati fatti dei video degli stupri e la camorra alimenta questo vizio, facendo della prostituzione minorile e della pornografia un ulteriore mezzo di arricchimento. In passato, quando veniva commesso un reato o un abuso su un bambino, erano i camorristi stessi a intervenire per vendicare quell’abuso. Tuttavia, nel caso di Fortuna, è emersa un’assoluta omertà perché la camorra imponeva a tutti di non collaborare con gli inquirenti. Oggi, invece, la camorra protegge gli autori di questi crimini e lucra su questo circuito vizioso.
Secondo Airoma, c’è un problema non solo di legalità, ma anche culturale. Il caso di Fortuna lo ha colpito profondamente perché ha mostrato che l’abuso sui minori era vissuto come una pratica usuale, come se fosse qualcosa di ordinario e consueto. Questi fatti devono funzionare da choc per risvegliare le nostre coscienze. Il Parco Verde non deve essere considerato un inferno che non ha nulla a che fare con noi, ma la nostra cattiva coscienza.
Il procuratore sostiene che al Parco Verde si combinano una serie di fattori esplosivi: degrado ambientale, degrado sociale, assenza delle istituzioni e una diffusa degrado morale. La camorra è certamente egemone in quel luogo, ma il tessuto sociale è malato e i responsabili di questa malattia sono coloro che hanno lasciato vuoti che la criminalità colma. Airoma afferma che, quando entrò al Parco Verde, si sentì un estraneo in un contesto dominato da altri. C’è un vuoto delle istituzioni, un mix di indifferenza, rassegnazione e collusione. Per risolvere la questione del Parco Verde non basta la repressione, ma servono scuola, servizi e soprattutto risposte da dare ai giovani.
Secondo il procuratore, è necessario dare un orizzonte di fiducia e speranza ai giovani. Non basta un reddito di cittadinanza, ma serve un reddito antropologico che manca. Questi ragazzi hanno bisogno di un’identità, di opportunità e di modelli sani. Altrimenti, cercheranno tutto ciò nella camorra, credendo che la criminalità e la violenza siano l’unico modo per salire socialmente e l’unica alternativa a una vita di dannazione sociale.