Indagine per omicidio colposo dopo la morte di una donna per un’occlusione intestinale

La procura di Nocera Inferiore ha aperto un’indagine per omicidio colposo dopo la morte di una donna di 60 anni, residente a Pagani, per un’occlusione intestinale. Sono stati indagati due medici, uno che lavora al pronto soccorso e l’altro al reparto di chirurgia dell’Umberto I di Nocera Inferiore. L’esame autoptico è stato effettuato due giorni fa e serviranno novanta giorni per conoscere le cause del decesso e stabilire l’eventuale responsabilità dei medici.

La famiglia della donna ha presentato denuncia alle autorità giudiziarie, contestando la gestione della paziente a partire dai due giorni prima della morte. Secondo quanto denunciato, il 118, una volta arrivato a casa della donna il giovedì pomeriggio, ha valutato i suoi dolori all’addome come una semplice indigestione e ha deciso di non ricoverarla. Nella notte tra il 5 e il 6 ottobre, la donna si è recata in ospedale ma è stata dimessa dopo oltre tre ore e mezza, con una diagnosi di colica addominale e una terapia farmacologica prescritta. Tornata a casa, la 60enne ha continuato a lamentare dolori e ha richiesto l’intervento del medico di famiglia che ha chiamato immediatamente il 118, dopo aver verificato gli esiti degli accertamenti ospedalieri precedenti.

La famiglia sostiene che la donna sarebbe potuta essere salvata se fosse stata operata in chirurgia, ma invece è deceduta in attesa del ricovero. Nell’esposto-denuncia presentato in procura, viene contestato il mancato primo ricovero, l’omessa diagnosi della patologia in atto e il mancato approfondimento diagnostico tramite una Tac. I medici indagati sono assistiti dall’avvocato Giovanni Mauri.

La procura ha posto una serie di domande al medico legale, che dovrà rispondere entro novanta giorni, insieme alla presentazione dell’autopsia. Solo a quel punto si potrà determinare se i due medici hanno rispettato tutti i protocolli durante i due giorni di gestione della paziente. La cartella clinica e la documentazione medica della donna sono state sequestrate.

Secondo la famiglia, anche durante il ricovero del 7 ottobre i medici non hanno diagnosticato tempestivamente la patologia in atto, che avrebbe richiesto un intervento chirurgico urgente. Ora la famiglia chiede la verità e si aspetta che venga fatta giustizia per la morte della loro cara.

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