Pietro Ligato si è presentato al processo con determinazione, affrontando le accuse che lo vedono coinvolto insieme ai fratelli Raffaele Antonio e Felicia e a Fabio Papa. I quattro sono accusati di estorsione, tentata estorsione e lesioni personali, con l’aggravante di favorire il clan camorristico Lubrano-Ligato, attivo nel comune di Pignataro Maggiore. Il processo si sta svolgendo con rito abbreviato davanti al giudice Antonio Baldassarre del tribunale di Napoli.

“Pierino” ha chiarito i suoi legami con gli imprenditori del settore delle imprese funebri, ai quali avrebbe richiesto l’adempimento di un accordo precedente firmato con lui, gli imprenditori e lo zio Lubrano. Dopo il periodo trascorso in carcere, Pietro Ligato voleva solo che gli venisse restituita la somma pattuita. Ha escluso qualsiasi condotta estorsiva nei confronti degli imprenditori funebri, poiché la loro società era di fatto controllata dagli stessi Ligato come “soci occulti”.

È stata anche chiarita la questione di una presunta estorsione per un lotto cimiteriale ai danni di un imprenditore di Pastorano. “L’accordo è saltato e non è stato fatto nulla, io non ho chiesto nulla”, ha spiegato l’imputato. Riguardo al pestaggio subito da un operaio, Pietro Ligato ha chiarito che ciò è avvenuto a causa di vecchi dissapori legati a questioni di parcheggio condominiale, mai risolti. Ha escluso il coinvolgimento del co-imputato Fabio Papa, che avrebbe solo cercato di separare i litiganti.

Il giudice di Napoli, dopo aver richiesto una perizia per valutare la capacità di stare in giudizio di Raffaele Antonio Ligato, ha stabilito che l’imputato può essere processato. Il giudice ha poi preso in considerazione le richieste dei difensori riguardo alla possibilità di una giustizia riparativa. La decisione verrà presa alla fine di ottobre, quando si tornerà in aula.

Raffaele Antonio, Felicia e Pietro Ligato, insieme a Fabio Papa, sono stati arrestati grazie all’intensa attività investigativa condotta dai carabinieri di Caserta, in collaborazione con il Comando Compagnia di Capua. Le indagini, coordinate dalla Dda di Napoli e dal sostituto procuratore Simona Belluccio, sono iniziate ad agosto e hanno permesso di scoprire condotte estorsive durate anni, a partire dal 2007, nei confronti degli imprenditori del settore delle onoranze funebri a Pignataro Maggiore. Gli imprenditori, vittime di azioni intimidatorie, avrebbero pagato una somma di 3mila euro al mese. Gli inquirenti hanno anche accertato un’altra presunta estorsione ai danni di un imprenditore di Pastorano, al quale sarebbe stata richiesta la consegna di un lotto nel cimitero di Pignataro Maggiore o una somma di 18mila euro.

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