La morte di Daniele D’Agnese, avvenuta per impiccagione in un albergo di Napoli, ha scosso l’opinione pubblica. Il trentottenne era il genero del noto boss Carmine Amato, detto ‘a vicchiarella, ed era stato rilasciato di recente dopo undici anni di carcere. La sua fama è legata ad un episodio teatrale accaduto fuori dalla Questura di Napoli, quando, indossando una maglietta con l’immagine di James Dean in “Gioventù bruciata”, ha baciato in bocca un affiliato prima di essere portato in prigione.

D’Agnese era stato latitante per tre anni insieme al boss Carmine Amato, all’epoca reggente del clan degli scissionisti di Secondigliano degli Amato Pagano. Entrambi sono stati trovati dalla polizia in una lussuosa villa situata sulla collina dei Camaldoli a Napoli, dotata di tutti i comfort.

L’inchiesta sulla morte di D’Agnese è stata aperta dalla Procura di Napoli, che ha disposto il sequestro della salma per effettuare l’autopsia nei prossimi giorni. Sarà necessario stabilire se si sia trattato di un suicidio o di una simulazione, che potrebbe indicare un omicidio.

Questa tragedia mette ancora una volta in evidenza la violenza e la pericolosità del mondo della criminalità organizzata, che continua a colpire la nostra città. La morte di D’Agnese rappresenta un ennesimo episodio di una lunga lista di vittime legate alla camorra. Speriamo che le autorità competenti facciano piena luce su questa vicenda e che si faccia giustizia per coloro che hanno perso la vita a causa di questa guerra tra clan.

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