Assoluzione e restituzione dei beni – tra cui una lussuosa villa – ai familiari di Camillo Belforte, figlio del capoclan Domenico. Lo ha deciso la Quinta Sezione della Corte d’Appello di Napoli che ha riformulato il proprio verdetto dopo l’annullamento in Cassazione di una precedente sentenza del giugno 2019.
Sotto accusa erano finiti Giovanna Allegretta, moglie di Camillo Belforte, e suo cognato Salvatore Belforte, fratello di Camillo. I due rispondevano di intestazione fittizia di beni aggravata dall’agevolazione mafiosa. In particolare, per gli inquirenti, Salvatore Belforte avrebbe acquisito fittiziamente un immobile in via Pisa mentre Allegretta avrebbe acquisito fittiziamente la proprietà di una villetta in via Rimini al fine di eludere sequestri a Camillo Belforte, che sarebbe stato il reale proprietario. Fatti per cui nel 2019 Salvatore Belforte venne condannato a 3 anni mentre per Allegretta i giudici partenopei avevano pronunciato la condanna a 2 anni.
Verdetto annullato in Cassazione nel gennaio 2023 e tornato dinanzi ai giudici della Corte d’Appello. Ieri il ribaltone. I giudici della V sezione di Appello hanno accolto le argomentazioni dei difensori – gli avvocati Nicola Musone e Dario Vannatiello – ed hanno assolto Allegretta perché il fatto non sussiste mentre per Salvatore Belforte è caduta l’aggravante dell’agevolazione mafiosa con la dichiarazione di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione del reato a lui contestato. I giudici hanno revocato la confisca degli immobili disponendo la restituzione agli aventi diritto.
La villa di via Pisa era stata assegnata al Comune che nel 2017 l’aveva consegnata ad un’associazione che si occupa di persone diversamente abili, assegnazione revocata per trasferire la disponibilità dell’immobile all’Asl.