Decine di migliaia di euro sono in attesa da oltre due anni per una ventina di vittime di racket e usura, nonostante ci sia stata una sentenza civile che ha riconosciuto il danno subito. Queste persone sono assistite dai legali Alessandro Motta e Alfredo Nello, ma non hanno ancora ricevuto il pagamento stabilito dai giudici. Il motivo di questa situazione è dovuto a cavilli burocratici: secondo gli atti di cui i legali hanno copia, negli uffici del ministero dell’Interno a Roma non è mai arrivata alcuna comunicazione riguardante le pratiche dei loro clienti proveniente da Napoli. Nonostante la normativa preveda che il pagamento debba essere erogato entro 60 giorni dalla domanda, ad oggi non c’è stata nessuna risposta. A causa di ciò, la scorsa settimana è stata inviata un’altra diffida all’ufficio preposto della Prefettura di Napoli, con l’elenco delle 20 persone, nella speranza di ottenere finalmente dei risultati.

Tra le vittime ci sono commercianti, impiegati, imprenditori che nel 2019 hanno fatto arrestare gli estorsori del clan Sibillo che taglieggiavano alcuni locali della ristorazione nel centro storico, e anche una vittima innocente della criminalità uccisa nel 2015 nel luogo di lavoro. Nell’elenco c’è anche un’operatrice sanitaria che è stata vessata, minacciata e intimidita dalla holding criminale guidata da “Lady usura”, ovvero Vera De Mari, e che ha fatto arrestare un’intera famiglia di strozzini legata ai clan dell’area flegrea.

Queste 20 vittime di racket e usura hanno denunciato i reati subiti, ma ancora aspettano il risarcimento previsto dalla legge in questi casi. Il motivo? I risarcimenti sono bloccati dalla burocrazia. Questo è un danno per persone che hanno avuto il coraggio di denunciare e far condannare i loro aguzzini, come spiega uno dei testimoni che preferisce mantenere l’anonimato. Queste persone hanno ancora fiducia nelle istituzioni, nonostante si sentano abbandonate dallo Stato.

La maggior parte delle vittime sono commercianti e imprenditori, alcuni dei quali vivono sotto protezione e con la scorta 24 ore su 24. Queste persone hanno subito racket e usura da parte del 90% dei clan di Napoli e provincia, i quali a loro volta hanno ricevuto condanne pari a 500 anni di reclusione.

Esiste una legge, la Legge 512 del 22 dicembre 1999, che prevede un Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso. Questa normativa è stata istituita presso il ministero dell’Interno per sostenere economicamente le vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive, dell’usura e dei reati intenzionali violenti. Secondo questa legge, a partire dalla data di presentazione della domanda per l’accesso al fondo, trascorrono 60 giorni per l’effettiva erogazione del risarcimento a chi ne fa richiesta. I familiari dei giudici Falcone e Borsellino e quelli delle loro scorte sono stati risarciti grazie a questa legge, perché la Legge 512/99 tutela tutte le vittime di reati mafiosi. Tuttavia, nel caso dei 20 assistiti dei legali Motta e Nello, nonostante le pec, le email, le telefonate e i solleciti, non sono stati ottenuti risultati dopo due anni di attesa. Si tratta di un diritto acquisito, perché c’è una norma che lo tutela, non è una richiesta di elemosina.

Queste vittime meritano giustizia e il risarcimento stabilito dalla legge, e si spera che la diffida inviata alla Prefettura di Napoli porti finalmente dei risultati positivi. È importante che lo Stato rispetti i suoi cittadini e li sostenga in situazioni così delicate.

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